MICHELE PIACENZA
Opera 1ˆ classificata
Volo di mezzanotte
Gocce di pioggia galleggiano
tra gli spazi del vento insistente,
patine nascoste come ombre di angeli,
eremi silenziosi nel deserto di Giuda,
lasciti ad eterne imprese ci tentano
vicino ad un ricordo distinto e silenzioso
dove ognuno rinuncia al suo premio
guardando sui fogli caduti dal paradiso,
complimenti ed idee tra cielo e terra.
Accanto al proprio cuore c‘è chi inoltra messaggi
allucinanti sapienze ed isole improponibili,
chi organizza il circo di storie in bilico su tutto,
chi cambia la gente annunciando un nuovo indirizzo,
ognuno animando spietatamente il proprio tempo
ognuno mischiando quotidianamente le carte sul tavolo
mentre anch’io mi rincorro velocemente
tentando di allontanarmi dalle ore e dalla pietà
attraverso circostanze luci e rintocchi
attraverso una sfera inconsistente e perseverante
attraverso un insistente, allucinato, volo di mezzanotte.
VALENTINA BARBIERI
Opera 2^ classificata
Disincanto
Hai trascorso notti intere
a lambiccarti il cuore,
a pescare astragali sibillini
nel bussolotto dei pensieri
di chi milita codardo
nei labirinti della convenzione,
e numero qualunque ti pone
fra i suoi discalcoli.
Verrà anche per te
il giorno, e sarà tormento
ricambiato, sacramento
d’amore bastardo,
squarcio nel costato
senza bruciore d’aceto,
corona sconsacrata
trapunta di esili spine
disperse a terra
e danzanti nella polvere
dell’arena di Cupido.
ALESSANDRO TESTA
Opera 3^ classificata
In cima alla duna
Vorrei vivere là, dove la vita
sia solo una questione
di primitiva sopravvivenza.
Dove i miei sensi
possano disperdersi nel nulla,
dove la fame
non venga a confondersi con l’appetito.
Vorrei vivere là, dove conoscere
non sia una questione di culto,
dove l’orizzonte
non venga oltraggiato
dall’abominevole costruzione dell’arrivismo.
Vorrei vivere là, dove i miei passi
conducano nella rena
ad un cammino senza meta,
dove i tetti bruciati
rappresentino occasione
di riscoprire le stelle.
Vorrei vivere là, dove la morte
riviva sua natura
e la vita non rappresenti altro
che un gradevole intermezzo.
Vorrei vivere là...
La comodità del mio velluto esistenziale
m’imprigiona,
rendendo reali
artificiose costruzioni di vacuo valore.
Mio pensiero lacrima
e nient’altro rimane
che ripiegarmi in un angolo di mondo
dove la mia anima possa appartenere
fosse solo per un istante
all’immenso nulla costellato.
VANESSA CIMIERO
Opera 4^ classificata
Freddi, raccolgo i pomeriggi uggiolanti,
Intirizziti si stringono a me.
Rifugio cercano da notti impotenti
Insonni ricettacoli di speranze rivoltose.
Tra le vitree volte d’ocra e di malta lotta
Un lungo respiro che
Questi pomeriggi raggruma nel silenzio della preghiera.
Gelidi sorrisi che si perdono vocianti
In questo angolo d’epoche.
Tra le parole dimenticate e l’amore arido della modernità
Appare un po’ estraneo il viso di un uomo inerme
Che quelle parole ha tramandato.
Ha il volto sereno delle fanciulle innamorate dei padri.
Si allontana sotto queste volte austere
Lampi d’ocra si gettano sulle spalle scarne.
Rimango qui mentre il gelo concede pace
All’inquietudine del tempo che scava i corpi uggiolanti
Pomeriggi incerti sotto la ruota ironica della caducità.
Tu morte, sei sparita dal buio degli animi
Ti vendi per la giovinezza, le tue danze son proibite
E quel che rimane è l’angoscia di non poterti superare.
La vecchiaia non è più saggezza, soavità
Inconsumabile!
L’uomo dal volto pietoso non l’ascoltano che i morti
Lo vendono e lo usano e le sue parole rimangono mute.
Gelidi pomeriggi uggiolate ancora
Perché io mi ricordi della dolcezza della vita
Anche tu Vita canterai il tuo madrigale e dopo un pasto frugale
Ti addormenterai accanto a me.
In quel momento quell’uomo tanto sfruttato mi accarezzerà
E io verrò via con te.
FEDERICO FIERI
Opera 5^ classificata
Il sale dolce della vita
Si mantiene al caldo il futuro
in un percorso di spezie profumato
quale alimento arrendevole o duro
a volte con sapor di bruciato;
nel cuore a vapore scottato
una macchia di sangue fluente.
L’odore su un piatto assai elaborato,
e intorno, l’aroma di tutto o di niente.
Nel tiepido ristoro si rifocilla
l’animo che già forma il callo
su carne fresca seppure scondita.
In succo l’amor si distilla.
Si fa polvere di cristallo
il sale dolce della vita.
ALESSANDRA CRABBIA
Opera 6^ classificata
Boulevard Saint-Germain e Chopin nelle orecchie
(Per Diego)
Dalle stanche vetrine notturne di un caffè traslucido e grigio,
Chopin nelle orecchie,
lo specchio di pioggia nervosa sulla strada lucidata da mille e più sogni:
e guardavo con l’anima i tuoi occhi assenti,
occhi così furiosi, e fastosi, e tristi, e lontani,
occhi di mille anni prima.
Al tuo solito posto, una sedia verde vuota.
E io, assetata d’inferno, arruffata, malfamata, malnutrita,
col mio vestito sfatto del mese prima, i capelli sugli occhi vuoti,
un pugno di cenere nel cuore.
E nessuno sapeva, mio dio, no,
nessuno sapeva del tuo corpo d’ambra diventato lapide e terra.
E io a chiudere i pugni nell’ombra,
io a rotolarmi nel delirio di un bicchiere all’anice,
io a fissare tutti quei visi pacati e sereni e surreali
che sorseggiavano noia e dolcezza,
e io a chiedermi se mai, in qualche sfolgorante mondo parallelo
avrei potuto rivedere la tua anima anche per un solo attimo di pietà siderale.
Ma a che vale? La morte è stupida.
Mai più il tuo petto, amore, il tuo petto di gigli e tamarindi,
mai più le tue mani, le tue mani fragili, audaci, abbandonate al fato,
mai più il tuo abbraccio, il tuo abbraccio di rose calde, aquiloni e mandorle carnali.
Ma usciva la gente, entrava la gente nel caffè,
cadeva la pioggia impassibile,
Parigi correva allegra euforica esausta,
mentre io,
in silenzio d’ombra e assenzio,
morivo
d’amore
e di te.
NICOLETTA SCANO
Opera 7^ classificata
La casa delle bambole
Dipingendo su pareti di cartapesta
I colori delle mie sicurezze
Piantando chiodi nel polistirolo
Delle mie fondamenta
Così aspetto
Che si addormenti il vento
Carta velina
Come un soffio fra le dita
A misura delle stelle
La distanza dai sogni
Una porta di piume
Che lenta e lieve
Nasconde il passato
E lascia il tempo in attesa.
Come un battito d’ali
La paura del dolore
La diffidenza dell’incontrarsi
Così lontani in un vicolo cieco.
CRISTIANO COMELLI
Opera 8^ classificata
Cammini
con lacerante indifferenza
su quelle emozioni timide e soffici
che decisi di darti in dono
per ridestare gli annoiati respiri
della tua vita chiamata abitudine.
Con il sorriso beffardo
di chi ai suoi piedi il mondo prostra
svergogni i miei pensieri
agli occhi dell’universo
e ne fai coriandoli
vanamente sparsi
su una distesa di fiori appassiti.
Non posseggo la forza per maledirti
solo il dolore di un’impotenza
che mi divora le viscere
mai riuscirò a impedire alla tua anima
di condurmi come un’auto impazzita,
verso un’eterna, infrangibile abulia.
FRANCESCA DI CESARE
Opera 9^ classificata
Chiodi e miele
Mi piace inventare favole,
ombre di cose passate
scheletri d’eternità
chiodi e miele come in un canto.
Le mie favole vivono di notte
hanno occhi di gatto – c he sono i miei occhi
e il pallore della luna – che è il mio pallore.
Non hanno motivo né respiro
sono solo qualcosa che mi spinge dentro
e stride contro le mie ossa
come un richiamo di vecchie cicale.
Così il mio sangue si apre
si fa sonno, sogno
e poi voce
come un canto di chiodi e miele.
Così
gli istanti si espandono
la vita diventa oblio
e io sono solo favola.
EGIDIO BELOTTI
Opera 10^ classificata
Anche oggi questo giorno quieto
Anche oggi questo giorno quieto
si allarga lento nell’aria che si
ricolora affacciata agli ultimi cancelli
e pagine di foglie a scorgere
labbra accese sul viso costretto
al pungere dell’aria imbalsamata
di settembre: quasi come nel tempo
tenace e antico della noncuranza
dove le sere tremavano su gonne
adolescenti a sorseggiare assorte
quel fresco antico di vespri
e davanzali, le dita strette a un filo
che le tiene e le discosta inermi,
quasi infastidite al secco
crepitare di frasi d’amore
e di sgomento appese al sottile
sguardo riflesso nel respiro
a consumare voglia e tenerezza,
e intanto blu oltremare all’orizzonte.